l’Organo Balbiani Vegezzi-Bossi del 1952

e il suo restauro

" La fonica, magistrale, offre una ricca varietà di colori chiari, caratteristici e di nobile timbro, con un’ottima fusione dell’intero complesso sonoro e un bell’equilibrio fra i due manuali. Si tratta di uno strumento che rappresenta l’ultima parola della organaria moderna e che, pur tenuto conto della sua limitatezza (22 registri reali), viene giudicato uno dei migliori organi di Milano.
Lode e onore vanno anche tributati alla casa costruttrice Balbiani Vegezzi–Bossi che ha saputo realizzare uno strumento così perfetto, aggiungendo una nuova perla alla già ricca collana della sua produzione che contribuisce in modo così concreto a tenere alto il nome e il prestigio dell’arte organaria italiana. "

Queste lusinghiere parole sono tratte dall’atto di collaudo datato 15 Novembre 1952 effettuato da una specifica commissione presieduta da Cesare Chiesa. L’organo Balbiani Vegezzi-Bossi, espressamente progettato per il nuovo edificio, faceva il suo ingresso nella vita della comunità valdese, e contribuiva ad arricchire il patrimonio di organi di Milano, del quale venne allora stimato addirittura uno dei migliori strumenti della città.

Nel corso dei decenni il gusto estetico si è spesso modulato verso altri stili, e nel corso degli anni passati si è visto il sorgere in Milano di più strumenti in stile barocco tedesco (l’ultimo in ordine cronologico lo Zanin di S. Babila), che se da un lato si prestano alla perfezione all’esecuzione in particolare dell’opera bachiana, dall’altro dall’altro costituiscono una negazione dell’arte organaria italiana, così come una rinuncia ad una evoluzione che da sempre accompagna l’organo, strumento di antichissima concezione.

Nell’ultimo periodo si sta però assistendo ad un rinato interesse verso la nutrita produzione organistica nazionale, accompagnata da una maggiore attenzione verso strumenti, spesso di pregio, accantonati poiché non rispondenti ai criteri estetici che si andavano affermando. Tra questi vi sono sicuramente gli organi costruiti dalla ditta Balbiani Vegezzi-Bossi di Milano, che costituì per circa mezzo secolo una delle più rinomate in tutta Italia, al pari dei Mascioni e dei Tamburini.

In quest’ottica di recupero di un bene artistico e storico, dopo accurato ed approfondito confronto, la strada intrapresa dalla Chiesa valdese di Milano è stata quella di un restauro conservativo della parte originaria, con aggiunta di alcuni registri di completamento al quadro fonico. Il progetto di restauro è stato sviluppato in modo tale da risolvere anche alcune criticità intrinseche dello strumento, sempre in un’ottica di rispetto della fisionomia originaria e, laddove previste, con criteri di reversibilità delle operazioni di modifica. Queste ultime sono state motivate da due fattori principali:

Il riarrangiamento strutturale, reso possibile dall’ampiezza della cantoria, è stato conseguito avanzando di un metro il fronte della cassa, in modo da ricavare all’interno i passaggi necessari e meglio razionalizzare la distribuzione del materiale; inoltre i somieri dei manuali sono stati innalzati di 40 cm, in modo da portare la quota delle bocche delle canne al di sopra dei pannelli di chiusura della cassa dello strumento.

Per quanto riguarda la parte fonica, è stato ricostruito il registro Celeste 8’ al II manuale che era stato sostituito da un Ripienino 2 file di fattura scadente. L’indagine d’archivio aveva anche rivelato che il progetto originario prevedeva un Oboe 8’ al posto della Celeste 8’: stante l’importanza di tale registro nell’economia di tutte le scuole organistiche dal Romanticismo, si è deciso di ricostruire entrambi i registri, sempre su misure Balbiani. Sono stati inoltre aggiunti Flautino 2’ e Terza 1 3/5’ al II manuale, a completamento del cornetto. Al pedale è stato aggiunto un Fagotto 16’ e ottenuto il Bordone 8’ per prolungamento dal Subbasso 16’. Infine, al I manuale è stato ricavato il Corno camoscio 16’ per prolungamento del Corno camoscio 8’, con la costruzione delle prime 12 canne.

Scheda tecnica dell'Organo Balbiani Vegezzi-Bossi 1952 allo stato attuale >>

Un sogno ancora da realizzare: l’ampliamento dello strumento

raggiungimento di un impianto sinfonico dello strumento. Non sappiamo ancora se sarà possibile realizzare questa seconda fase, perché i costi sono elevati e a volte bisogna saper aspettare il momento giusto e le circostanze giuste per poter realizzare un sogno. Ma intanto noi siamo convinti che sia giusto non lasciar cadere nell’oblio un progetto che se realizzato farebbe del Balbiani del Tempio valdese uno dei migliori organi di Milano e sarebbe un bel regalo alla Città. Secondo il documento alla base della progettazione:

" (...) la proposta di ampliare lo strumento muove dalla semplice constatazione che l’organo attuale, seppur dotato di una solida base sonora, costituita in larga parte da registri ad anima di 8 piedi, ottimamente caratterizzati e sapientemente dosati nelle diverse dinamiche, risulta particolarmente avaro di registri coloristici e per questo motivo di utilizzo estremamente limitato rispetto a qualsiasi repertorio.
Dal punto di vista concettuale, tali ampliamenti partono dal presupposto tassativo di fondersi in modo armonico con la parte originaria, evitando di snaturarne le caratteristiche. Tradotto in parole artistiche, verrà rispettato l’impianto estetico, pienamente nel solco della tradizione romantica italiana.
Lo scopo finale è quello di rendere possibile l’esecuzione di un repertorio sensibilmente più vasto, specie in ambito romantico. "

La parte di ampliamento è stata quindi concepita per fondersi in modo assolutamente armonioso al corpo originario dello strumento, ma in modo tale da rendere possibile una esecuzione efficace di tutte le scuole organistiche europee dal romanticismo in poi, non soltanto francese e tedesca, ma anche di area anglosassone, iberica, balcanica, scandinava ecc., oltre ovviamente a quella italiana.

Verrà a tale fine costruita una nuova consolle tecnologicamente all’avanguardia, a tre manuali, collocata in abside onde rendere pienamente visibile l’esecutore.

Oltre alle aggiunte già realizzate nella parte di restauro conservativo, che interessavano la porzione originaria dello strumento, la vera sfida di questa operazione risiede nei due corpi di ampliamento previsti su ciascun lato dello strumento, già predisposti in sede di riarrangiamento strutturale: l’imponente facciata è stata proseguita sulle ali laterali, con 12 nuove canne (6 per lato) che costituiscono la prima ottava del Corno camoscio 16’ ottenuto per derivazione dall’omonimo registro di 8’ presente al Grand’Organo. Come si può notare, la fusione con l’originale è del tutto armoniosa:

I nuovi corpi d’organo, studiati accuratamente per fondersi in modo naturale con la parte originaria sia visivamente che fonicamente, permetteranno l’esecuzione di un repertorio sconfinato, quasi sempre impossibile da eseguire sugli organi nostrani poiché carenti di alcuni registri caratteristici.

La sezione laterale (ala) sinistra andrà a costituire la nuova tastiera, Positivo Concertante, portando così a 3 i manuali, fisionomia indispensabile per tutta la grande letteratura, a partire dal Romanticismo. Tale manuale conterrà anche una Tuba Reale 8’, utilissima sia per molta letteratura di area anglosassone che per trascrizioni organistiche di opere sinfoniche.

Un’altra peculiarità di questo manuale sarà la ripartizione di alcuni registri, comunque completi, in “Bassi” (da do1 a si2) e “Soprani” (da do3 a do6), secondo la tradizione italiana protrattasi sino alla fine del XIX secolo, in modo tale da permettere anche una esecuzione efficace del repertorio ottocentesco nostrano.

La sezione (ala) destra andrà invece ad integrare la componente espressiva dello strumento, e sarà quindi contenuta in una seconda cassa espressiva di apposita costruzione: essa conterrà tre registri ad ancia (tra cui il Clarinetto 8’ del Positivo Concertante) e il completamento del Ripieno dell’Espressivo. Detta cassa espressiva verrà costruita in modo perfettamente omogeneo a quella già esistente, ma con possibilità di azionamento indipendente onde aumentare le facoltà dinamico-coloristiche.

Tutti i somieri di nuova costruzione saranno costruiti sullo stesso modello degli originari (a pistoni), onde assicurare un perfetto sincronismo nella risposta.

Grazie alla trasmissione elettronica della nuova consolle, inoltre, sarà possibile incrementare notevolmente le possibilità coloristiche dello strumento, rendendo possibile l’utilizzo di determinati registri su tutti i manuali e al pedale.

Scheda tecnica dell'Organo Balbiani Vegezzi-Bossi 1952 completato secondo il progetto di ampliamento >>